Macchine tessili, strumenti destinati ai laboratori di medicina, grandi lavastoviglie per le cucine d’albergo: apparecchi che devono sopravvivere a lungo ai capricci della moda. Lo sa bene Vito Noto, designer di beni d’investimento di origine siciliana, da oltre vent’anni vive e lavora a Cadro, villaggio alle porte di Lugano, dove ha trovato “la desiderata pace per pensare, la vicinanza strategica con Milano, la natura e un clima piacevole”. I progetti realizzati da Vito Noto mirano ad aumentare la produttività dei committenti e, di conseguenza, la loro competitività. A differenza di un designer che crea per il comparto “casa e accessori”, egli opera in un ramo in cui l’approccio creativo è messo al servizio di una specializzazione tecnica e dell’identità aziendale. I beni d’investimento, infatti, portano con sé l’immagine dell’azienda produttrice. Prima di tutto, però, Vito Noto deve pensare agli utenti. Lavorare in questo settore non è stata una scelta programmata, eppure egli apprezza questa sfida:”Design significa prevedere, e capire quali sono i mezzi che mi consentono di soddisfare al meglio le esigenze dei miei committenti”. Il suo metodo? Progettare in maniera razionale e pertinente: dalla nascita di un’idea fino al prototipo. Un principio a cui si attiene persino quando deve ideare un orologio a muro o un servizio da tavola. La progettazione di un apparecchio medico, a differenza di un accessorio quotidiano, richiede una collaborazione particolarmente intensa con il team degli ingegneri e con il produttore. Così è stato per “Lyset”, il sistema di preparazione a flusso cellulare per le analisi di citrometria, progettato da Vito Noto nel 1994 per la società svizzero-americana Hamilton. L’azienda, attiva in tutto il mondo, fabbrica apparecchi manuali, semi-automatici e automatici di misurazione dei liquidi. Oltre all’innovazione tecnologica, che giustifica la progettazione di un nuovo apparecchio, la sicurezza e la facilità d’uso sono requisiti altrettanto essenziali. È il campo d’azione privilegiato dal designer, che adotta forme ridotte ma tecnicamente esigenti. Per le superfici esterne utilizza colori freddi e il marchio discretamente collocato sul corpo liscio, ma l’effetto è garantito: il design deve innanzitutto comunicare le prestazioni dell’oggetto. Inoltre devono essere soddisfatti i parametri ergonomici e l’aspetto dell’apparecchio deve invogliare l’utente ad utilizzarlo. Con questo sistema, Noto ha vinto il Compasso d’Oro nel 1994: il premio italiano del design di reputazione mondiale. Vito Noto ha quale obiettivo essenziale il miglioramento dell’interazione tra uomo e macchina. Una società altamente tecnologica implica spesso anche domande di tipo etico. Talvolta deve affrontare il rapporto con la morte. È il caso del “Microlab F.A.M.E.” (1994), strumento per le analisi interamente automatico progettato per la Hamilton Company. Questo apparecchio serve a rilevare il virus SIDA o l’epatite. La responsabilità che incombe al personale di laboratorio nell’interpretazione corretta delle analisi è altissima e, di conseguenza, è determinante stabilire con esattezza il tipo di risultato, positivo o negativo. La progettazione dell’interfaccia con l’utilizzatore è dunque un passaggio essenziale, così come il rispetto dei requisiti di precisione di igiene e la perfetta collocazione della macchina nell’ambiente di lavoro. Questo progetto ha riunito per la prima volta funzioni molto diverse, grazie alla razionalizzazione dei vari passaggi. Vito Noto ha trovato una risposta alla sfida proponendo una soluzione modulare e, quando il personale di laboratorio loda la facilità d’uso dei suoi apparecchi, si sente realizzato: la sua creatività deve contribuire ad aumentare il piacere per il lavoro. Quando riesce, un obiettivo importante è raggiunto: per Noto il design industriale è un impegno senza compromessi.